Il progetto dell’Euro digitale entra nella fase decisiva. Mentre Bruxelles e la Bce definiscono regole e limiti, cresce l’attesa per capire come la nuova valuta virtuale cambierà l’economia reale, la concorrenza bancaria e le abitudini di spesa dei cittadini europei
Negli ultimi mesi, il progetto dell’Euro digitale ha compiuto un passo decisivo verso la realtà. Il Parlamento europeo e la Banca centrale europea hanno delineato il quadro regolatorio che accompagnerà la nascita della nuova moneta digitale dell’Unione. Non si tratta di una criptovaluta né di una stablecoin, la valuta digitale emessa da soggetti privati ancorate all’Euro o al Dollaro, ma di una vera e propria estensione elettronica del denaro contante, garantita direttamente dalla Bce e valida in tutti i Paesi membri. Il suo obiettivo è duplice: semplificare i pagamenti e preservare la sovranità monetaria europea, in un contesto globale dominato da giganti tecnologici e fintech extraeuropei.
Il regolamento prevede che ogni cittadino possa detenere un massimo di 3mila euro digitali, da utilizzare per transazioni quotidiane senza costi di commissione. La Bce, in collaborazione con le banche centrali nazionali, condurrà nuovi test nei prossimi mesi per valutare sicurezza, scalabilità e compatibilità con i sistemi di pagamento già esistenti. L’Euro digitale non sostituirà il contante, ma ne sarà un complemento, offrendo un mezzo di pagamento sempre accessibile, anche in assenza di connessione Internet.
Le principali regole per l’Euro digitale
L’introduzione dell’Euro digitale avrà ricadute significative anche sul piano economico. Per la Bce, la moneta elettronica europea potrebbe diventare uno strumento di stabilità, favorendo una politica monetaria più efficace e trasparente. La tracciabilità delle transazioni consentirà di contrastare evasione e riciclaggio ma, al tempo stesso, ridurrà la dipendenza da circuiti di pagamento privati e extraeuropei, rafforzando la sovranità economica dell’Unione. Gli economisti evidenziano anche un possibile effetto calmierante sui costi delle commissioni bancarie e un incentivo all’inclusione finanziaria, soprattutto per le fasce della popolazione oggi escluse dai servizi digitali tradizionali.
Parallelamente, l’Euro digitale potrebbe ridisegnare gli equilibri tra cittadini, banche e operatori fintech. Le istituzioni finanziarie temono una riduzione dei depositi privati, ma Bruxelles assicura che il nuovo strumento sarà gestito in collaborazione con gli intermediari, che continueranno a svolgere un ruolo centrale nell’infrastruttura dei pagamenti. La Bce punta a un modello “ibrido”, dove la sicurezza e la stabilità restano in mano pubblica, ma la distribuzione avviene tramite canali bancari e fintech autorizzati.
La discussione si intreccia con quella sulle stablecoin. L’Unione Europea intende regolamentare il loro uso attraverso il pacchetto Mica (Markets in Crypto-Assets), garantendo che nessuna valuta privata possa minacciare la stabilità finanziaria comune. In questo scenario, l’Euro digitale rappresenta una risposta pubblica a un mercato dominato da logiche commerciali, restituendo al cittadino il controllo diretto sul valore della moneta.
L’Italia, assieme ad altri Stati membri, parteciperà alla fase di sperimentazione, che dovrebbe concludersi entro il 2026. Nel frattempo, sono già in corso test tecnici con diversi istituti europei per verificare la compatibilità con i sistemi di pagamento istantaneo e i portafogli digitali esistenti. L’obiettivo dichiarato è duplice: garantire un’infrastruttura accessibile anche nei territori meno digitalizzati e favorire la fiducia dei cittadini in un sistema ancora percepito come distante.
Sul piano geopolitico, il progetto assume un valore strategico: l’Euro digitale potrà rafforzare l’autonomia economica dell’Europa rispetto a Stati Uniti e Cina, che da anni sperimentano forme avanzate di moneta elettronica pubblica. Se implementato con successo, potrà diventare un modello di equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti, combinando la rapidità dei sistemi digitali con la solidità della moneta unica.
