La Commissione europea e gli stakeholder valutano un rinvio dell’Ai Act, per dare tempo ai comitati tecnici di definire gli standard attesi, evitando conflitti normativi e favorendo un confronto più efficace con Usa e aziende
In questi giorni, in seno alla Commissione europea, si fa strada una riflessione che fino a poco tempo fa sembrava impensabile: confermare la data del 2 agosto 2026 per l’entrata in vigore degli standard tecnici imposti dall’Ai Act rischia di sabotare l’applicazione pratica del regolamento. Per questo, l’ipotesi di una pausa — o più tecnicamente di uno “stop-the-clock” — sta guadagnando consensi tra decisori e realtà del settore.
La vicepresidente esecutiva con delega al Digitale, Henna Virkkunen, e il viceministro polacco agli Affari digitali, Dariusz Standerski, infatti, hanno aperto al rinvio, sostenendo che normative e standard non possono essere pronti nei tempi previsti.
La road‑map originale dell’Ai Act prevedeva una fase di transizione tra febbraio 2025 e agosto 2026, culminante nell’applicazione totale degli obblighi per i sistemi ad alto rischio. Ma, nel mese di maggio, lo slittamento della pubblicazione del “Codice di buone pratiche” per i modelli generali (Gpai) ha evidenziato come la macchina normativa stia arrancando.
Ai act, non solo difficoltà tecniche
Il nodo delle resistenze, però, è ben più ampio. Non si tratta solamente delle difficoltà tecniche nel definire standard armonizzati, affidati a enti come Cen-Cenelec (i cui lavori erano previsti tra l’inverno scorso e l’estate, ma lontani dall’essere conclusi), ma anche delle pressioni economiche e geopolitiche. Gli Stati Uniti e alcune aziende europee ritengono che la normativa, se troppo stringente, rischi di rallentare l’innovazione e scoraggiare investimenti.
E un aspetto rilevante della questione riguarda proprio il dialogo tra Ue e Usa: un rinvio farebbe da segnale politico, capace non solo di alleggerire le tensioni per la concorrenza sulle intelligenze artificiali generali, ma anche di facilitare un coordinamento transatlantico. In questo senso, la Commissione sembrerebbe considerare la sospensione come un’opportunità per costruire basi tecniche più solide e interoperabili.
Il fronte politico, però, non è unanime. L’eurodeputato Brando Benifei (S&D), tra gli estensori del testo legislativo, ha sottolineato la necessità di capire bene quali effetti avrebbe una tale decisione sulle tempistiche complessive del Regolamento. E negli ultimi giorni del semestre di presidenza danese del Consiglio Ue, è stata resa più consistente la voce scandinava a favore della moratoria.
Non a caso, una lettera firmata da oltre 30 startup e investitori nordeuropei — a cui si sono aggiunti 50 manager francesi di imprese intermedie e grandi gruppi come Airbus, Mistral o TotalEnergies — sottolinea come un’applicazione “a ora fissa” possa trasformarsi in un boomerang. Le loro preoccupazioni hanno portato la Commissione a prendere atto seriamente della questione, senza in alcun modo promettere un rinvio.
Di contro, il portavoce Thomas Regnier ha ribadito che “non ci sarà nessun rinvio” per le scadenze legali stabilite: dal 2 agosto 2025 scatteranno gli obblighi per i modelli generali e dal 2026 quelli per i sistemi ad alto rischio. Le scadenze, per ora, non sono in discussione.
Siamo, insomma, davanti a un corto circuito di intenti: da un lato la necessità tecnica e politica di dare respiro ai lavori preparatori, dall’altro l’ostinata volontà istituzionale di rispettare un calendario normativo ambizioso. Il compromesso sembra pendere verso un approccio ibrido: un’articolazione più sfumata delle scadenze, che permetta ritocchi “al volo” ma senza un fermo totale.
Il tempo stringe: il 3 luglio il Codice di buone pratiche per i modelli generali è stato formalmente presentato, diventando un riferimento precursore per l’imminente round normativo. Le parti coinvolte seguiranno passo passo le prossime discussioni in Commissione, Parlamento e Consiglio per verificare se, quando e in che misura la spinta verso una regolamentazione diventerà occasione di slittamento tecnico, o resterà semplicemente segno di cautela.
