I negozi fisici sono ancora il cuore pulsante del retail

Nonostante la crescita dell’ecommerce, i negozi fisici restano centrali per l’evoluzione del retail. Le sfide tecnologiche frenano l’innovazione, ma investimenti in mobile, pagamenti con Pos e omnicanalità aprono nuove opportunità. Il futuro? Negozi ibridi, esperienziali e data-driven

In un’epoca dominata dall’ecommerce e dall’automazione degli acquisti, il negozio fisico si riafferma come pilastro centrale della crescita nel settore retail. È quanto emerge dal nuovo studio condotto da Retail Systems Research (Rsr) in collaborazione con Jumpmind, che fotografa un comparto in fermento, sospeso tra l’urgenza dell’innovazione e la centralità dell’esperienza in store.

L’85% dei retailer intervistati considera ancora i punti vendita fisici come il principale canale di crescita. Una percentuale che smentisce le narrazioni più semplicistiche sul tramonto del commercio al dettaglio tradizionale. “Il negozio fisico non è morto, è semplicemente chiamato a rinascere in una nuova forma”, si legge nel Report. E per farlo, la parola d’ordine è tecnologia.

I consumatori, infatti, oggi si aspettano molto più di scaffali ordinati e personale cortese. Il 62% dei rivenditori riconosce che la clientela richiede esperienze in negozio “più avanzate e immersive”, ma il 65% ammette che la propria “infrastruttura tecnologica non è in grado di soddisfare queste aspettative”. La tecnologia, insomma, è sia opportunità, sia ostacolo.

Negozi fisici e digitale: due velocità diverse

Il problema principale resta il Pos, il sistema di cassa centrale nel funzionamento quotidiano dei negozi. Solo il 47% degli operatori ritiene che il proprio sistema Pos favorisca esperienze d’acquisto innovative, mentre un terzo afferma apertamente che il proprio sistema “sta attivamente ostacolando la crescita”. Criticità legate a limiti nei pagamenti omnicanale, integrazione con i programmi fedeltà e generazione di ricevute digitali continuano a frenare l’evoluzione.

Ma perché il retail fa fatica a modernizzarsi? Oltre alla lentezza strutturale, pesa la velocità con cui si muove il cliente digitale. Il 34% dei retailer dichiara di non riuscire a stare al passo con i cambiamenti tecnologici adottati dai consumatori stessi, mentre il 31% lamenta l’eccessivo costo dei nuovi sistemi e il 54% indica nella volatilità tecnologica un ostacolo alla pianificazione e implementazione.

Nonostante ciò, l’innovazione non si ferma. Il 2025 si sta rivelando un anno di svolta. Secondo il recente report “What matters to today’s consumer: 2025” di Capgemini, oltre il 70% delle grandi catene sta pianificando investimenti significativi in esperienze di check-out autonome, dispositivi mobili per i dipendenti e funzionalità “endless aisle”, cioè la possibilità per il cliente di ordinare in negozio ciò che non è fisicamente disponibile.

“Le tecnologie mobile per i dipendenti migliorano la visibilità operativa e la produttività, due fattori chiave in un contesto di margini ridotti e concorrenza feroce”, ha spiegato Brian Kilcourse, co-fondatore di Rsr, commentando i dati.

Negozii del futuro, ibridi e connessi

L’evoluzione del negozio fisico, dunque, non è in discussione, ma sarà ibrida, integrata, data-driven. Le esperienze di realtà aumentata, gli specchi intelligenti, i chioschi self-service, l’integrazione dell’inventario con l’ecommerce, non sono più solo esperimenti avveniristici. Sono – o stanno diventando – prassi.

Il futuro del retail non sarà né totalmente fisico né completamente digitale: sarà phygital, cioè un intreccio tra mondo fisico e digitale, dove la tecnologia diventa abilitatrice di nuove modalità di relazione tra brand e consumatori. Ma perché ciò accada, serve un’accelerazione concreta sugli investimenti infrastrutturali.


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