Nel corso dell’ultimo WDC nello scorso settembre, Apple ha annunciato la funzionalità di pagamento peer-to-peer (P2P) che si basa su ApplePay e che consente di inviare e ricevere denaro tramite la chat iMessage.
Per gli addetti ai lavori, ApplePay cash non è altro che una prepagata virtuale, emessa dalla banca locale GreenDot[1] su circuito Discover, creata e memorizzata all’interno del proprio wallet ApplePay attraverso la quale è possibile inviare e ricevere denaro sulla stessa prepagata.
Apple, quindi con ApplePay Cash, entra ufficialmente nell’arena degli strumenti P2P dando filo da torcere agli attuali incumbent Venmo, Paytm, Wechat e altri.
Il permettere lo scambio di denaro tra privati è l’ultimo baluardo da conquistare nell’ambito dei pagamenti elettronici. È necessario conquistarlo in quanto non esiste ad oggi un vero e proprio modello di business redditizio o quanto meno non tale da far ‘svoltare’ il conto economico di una società o farla arrivare al break-even in pochi mesi.
Il punto è che il modello P2P cerca di andare a sostituire uno dei migliori strumenti per lo scambio di pagamento di piccolo importo: il contante. In questo caso però si cerca di andarlo a sostituire in uno dei contesti in cui il contante è meno adatto: lo scambio a distanza.
La sfida è difficile perché gli attuali strumenti di pagamento elettronici sono la maggior parte basati su infrastrutture costose che non permettono di essere adeguati in un modello che dovrebbe avere la massima efficienza (si tenga sempre presente che lo scambio di contanti è percepito come un’azione gratuita e quindi molto efficiente per entrambe le parti).
A cercare di ‘guastare la festa’ agli attuali attori ci si è messo il principe degli strumenti P2P, ossia le cripto monete. Queste ultime con un modello ancora diverso.
I modelli ad oggi proposti sul mercato, prendendo in considerazione quelli più rilevanti come ApplePay Cash, Venmo e WeChat, fanno leva sulla rete di utenti aggiungendo la funzionalità di scambio di denaro P2P in un contesto già utilizzato per la comunicazione. Che sia un fattore vincente, quello del basarsi sul contesto di chatting, credo che sia indubbio. Per il raggiungimento del tipping point per un nuovo strumento di pagamento è necessario far leva su due masse critiche: quella dei pagatori e quella dei riceventi il pagamento. In questo caso entrambi privati).
Se da un lato è molto semplice scambiare un pagamento in tali contesti di chatting, dall’altro lato non è cosi semplice permettere ad un privato di aprire un wallet per eseguire il pagamento. La facilità della user experience dell’atto del pagamento è aimè controbilanciata dalla necessità di rendere compliant la soluzione di pagamento P2P con le attuali vincoli normativi di antiriciclaggio.
Quest’ultimo è un tema molto importante perché potrebbe costituire la vera e propria frizione all’adozione di massa di tali strumenti e quindi alla vera e propria sostituzione del contante.
L’attuale normativa antiriciclaggio recepita a Giugno di quest’anno costituisce un piccolo passo indietro rispetto a quella emessa nel 2009. Ad oggi, la cosiddetta identificazione semplificata che consente un onboarding relativamente semplice del consumatore per l’apertura del wallet è concessa ai soli strumenti fino a 500 euro e non più a 2.500 euro. Vi è quindi una riduzione dell’ammontare del saldo utilizzabile nel wallet in questa modalità presupponendo una successiva identificazione ‘rafforzata’ al raggiungimento di soglie di saldo maggiori.
Tali strumenti di trasferimento P2P sono importanti per l’eCommerce quanto lo sono per il contesto del puro scambio di piccoli importi tra privati.
Dal punto di vista del Merchant, questi strumenti hanno ancora volumi non considerevoli ma è opportuno continuare a monitorare per la continua evoluzione e l’impatto che hanno nel commercio.
Per gli attori proponenti tali strumenti, la sfida oggi si gioca nel campo delle innovazioni tecnologiche cercando di utilizzare nuove modalità di identificazione dei clienti (possessori dei wallet) che rendano più semplice e diretto l’utilizzo di tali strumenti.
Altrettanto importante è l’azione di lobbing che gli attuali attori e quelli futuri potranno fare a livello governativo e legislativo per cercare di far passare la voce della conoscenza di tali innovazioni tecnologiche affinché’ possano essere considerate come modalità di riconoscimento all’interno della normativa.
Nel frattempo, strumenti come ApplePay Cash e altri avranno del filo da torcere per cerca di adattare i propri prodotti alle normative europee e per lanciare quindi le loro soluzioni sul nostro mercato.
In questo senso, le Banche potranno essere tranquille ancora per un po’ di tempo. Non molto però.
Fonti:
https://www.finextra.com/pressarticle/71838/discover-enables-payments-for-apple-pay-cash
https://support.apple.com/explore/apple-pay-cash
https://support.apple.com/en-ae/HT207884
[1] https://applepaycash.greendot.com/termsconditions/