6G, quando la Rete impara a proteggere il mondo reale

La futura Rete 6G non sarà solo più veloce, ma capace di “percepire” l’ambiente attraverso il sensing integrato. Tra opportunità industriali e scenari di sicurezza, cambia il ruolo stesso delle telecomunicazioni

L’evoluzione delle reti mobili sta per fare un salto che va ben oltre la velocità: l’arrivo del 6G promette di trasformare le infrastrutture in strumenti di percezione ambientale. La tecnologia di rilevamento integrato, nota come sensing, consentirà alle reti di analizzare in tempo reale la presenza e il movimento di oggetti, persone o condizioni ambientali, utilizzando gli stessi segnali radio già impiegati per le comunicazioni. 

Il concetto è tanto semplice quanto rivoluzionario: non più soltanto trasmettere dati, ma interpretare il mondo fisico attraverso la rete stessa. In pratica, il 6G dotato di sensing sarà in grado di “vedere” dietro un angolo o al buio, grazie al rimbalzo dei segnali radio sugli oggetti, e costruire una mappa dinamica e digitale dello spazio intorno alle antenne. 

6G, la Rete sensing con problemi di privacy

Nokia è tra le prime aziende a guidare la sperimentazione del 6G sensing, con test condotti in Finlandia e Germania che mostrano come le reti possano identificare oggetti, veicoli e persone con una precisione di pochi centimetri. L’obiettivo, spiegano dai laboratori Nokia Bell, è sviluppare una rete “consapevole del contesto”, capace di reagire in modo autonomo e sicuro.

Questo cambiamento apre scenari impensati: nelle città, le reti potranno segnalare la presenza di pedoni o veicoli in tempo reale per migliorare la sicurezza stradale; nei porti, rilevare container e flussi logistici senza sensori aggiuntivi; negli eventi pubblici, monitorare folle e movimenti sospetti senza telecamere invasive. E il potenziale è enorme anche nel campo della sanità: un progetto in Germania ha testato la tecnologia su pazienti monitorando parametri vitali senza dispositivi indossabili, semplicemente grazie al rilevamento della rete. 

E anche se una rete che “vede” tutto ciò che accade intorno rappresenta un passo avanti gigantesco in termini di sorveglianza potenziale, questa nuova tecnologia fa sorgere interrogativi in merito a sicurezza e privacy. Le implicazioni riguardano la protezione dei dati raccolti, la responsabilità in caso di errore di rilevamento e il rischio che la tecnologia venga impiegata senza sufficienti garanzie legali o tecniche. Bisogna chiedersi: chi ha accesso a queste mappe digitali dello spazio fisico e con quale trasparenza? E se la tecnologia sbaglia, o viene manipolata, chi risponde?

Le reti con sensing richiedono infrastrutture diverse e a elevata tecnologia, come bande ad alta frequenza e algoritmi avanzati in edge computing. L’investimento richiesto è significativo, ma la sfida per la sicurezza non è solo tecnica. Occorre definire standard che garantiscano che questi sensori “invisibili” non diventino invisibili anche nella governance o nella responsabilità. Le autorità di regolamentazione europee e nazionali saranno chiamate a vigilare su queste nuove architetture prima che diventino ubiquitarie.

Redazione

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