Scrivere un’e-mail ai propri clienti non è mai un’operazione banale.
L’immediatezza della comunicazione via posta elettronica porta spesso a redigere lo scritto con la stessa rapidità con cui il messaggio viene recapitato dimenticando che lo sforzo cognitivo che chiediamo al destinatario per capire il messaggio è dieci volte superiore di quello richiesto per recepire una conversazione a voce.
Ogni giorno in Italia viaggiano 420 milioni di e-mail recapitate sui 51 milioni di caselle di posta esistenti a circa 22 milioni di utenti; ogni nostro cliente riceve in media circa 20 messaggi al giorno (di cui circa 7 sono newsletter). (fonte: ContactLab)
E’ quindi fondamentale non commettere errori nell’invio dei nostri messaggi verso i clienti. Solo così potremo ottenere il massimo rendimento.
Nazzareno Gorni e Marco Maglio, nel loro manuale “E-Mail Marketing” (ed. Hoepli 2009), hanno stilato la classifica degli errori più diffusi nell’invio di newsletter e di campagne di email marketing. Nel dettaglio:
1. Non avere il consenso preventivo
Inviare in modo massivo messaggi ad utenti che non si sono iscritti volontariamente e in modo verificabile, significa fare spam. Fare Spam significa anche danneggiare la propria immagine.
2. Non effettuare dei test di invio
Errori banali possono essere evitati semplicemente eseguendo una prova di invio verso indirizzi di campione includendo in particolar modo gli indirizzi sui principali portali di posta (Hotmail, Gmail, Yahoo!, Virgilio…).
3. Sottovalutare l’oggetto e il mittente
La coppia oggetto/mittente infatti sono determinanti nella decisione dell’utente di aprire o no il messaggio. Essere riconosciti subito dal destinatario e proporre un contenuto già interessante nell’oggetto.
4. Gestire male le cancellazioni
Non permettendo procedure di cancellazione automatiche (con massimo 2 click, senza invio di email o necessità di digitare alcunchè) l’utente può trovare più comodo cliccare sul bottone “spam” e bloccare il mittente. Il rischio? Se questa azione venisse ripetuta da più destinatari si potrebbe compromettere in modo grave la reputazione del mittente, che vedrà i propri messaggi finire nella cartella della posta indesiderata, o peggio bloccati a monte dai server antispam.
5. Improvvisarsi grafici
Una grafica improvvisata viene subito riconosciuta dai destinatari più sensibili ed evoluti. L’impaginazione è fondamentale affinché il destinatario legga il messaggio ma che sopratutto capisca cosa ci aspettiamo da lui.
L’eventuale azione richiesta deve essere ben evidente e spiegata, non associata ad immagini ma a testo.
6. Ignorare i report statistici
Ogni indicatore ha significati importanti: il tasso di apertura (capacità di sviluppare una relazione), il tasso di click (qualità del messaggio e della “call-to-action”), il tasso di email recapitate e di disiscrizione (qualità della lista e delle nostre comunicazioni).
L’analisi delle variazioni di questi indicatori possono anticipare criticità, profilare i destinatari, scoprire le frequenze migliori e monitorare la percentuale di utenti “attivi”.
7. Inviare in modo artigianale
Senza un sistema di invio professionale, la probabilità che i destinatari non ricevano il messaggio può superare il 50%.
Senza opportuni accorgimenti tecnici (SPF, open relay, DKIM, PTR inverso, IP statico con buona reputazione, header ben formati, bilanciamento del carico, consistenza degli invii nel tempo, configurazioni particolari in base ai server di destinazione, feedback loop sottoscritti, list-unsubscribe header, la gestione degli hard bounce…) non si può pensare di riuscire a competere con i filtri antispam che ogni giorno sono più competitivi nell’arginare lo spam.
Non è più il tempo di Aziende che inviano un messaggio scritto senza riconoscere le differenze tra un’email e una lettera cartacea, ignorando le implicazioni di reputazione, viralità e deliverability, inviato con strumenti improvvisati e non integrati, senza gestione coordinata delle preferenze di ricezione dei propri destinatari e con un’informativa privacy scopiazzata dal concorrente.
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Fonti:
email marketing consumer report 2009
E-MAIL MARKETING Strategie e tecniche efficaci per fare business con l’ Email Marketing
Eccellente eptalogo, mi sentirei di aggiungere che prima di tutto bisognerebbe capire il motivo della comunicazione: chiediamo al cliente quanto oggi ha di più prezioso, il suo tempo. Di tempo c’è più penuria che di ogni altro genere di risorsa al mondo; al cliente cosa diamo in cambio del suo tempo? Se non gli mandassimo più e-mail ci scriverebbe per sapere che fine abbiamo fatto, come farei io se la mia newsletter preferita smettesse di arrivarmi?