Digital Market Act, ora l’Antitrust europeo osserva le Big Tech

Il Dma stabilisce regole precise per combattere pratiche sleali e abusi di posizione dominante. E l’Europa promette sanzioni alle grandi del mercato digitale

Con la definizione Big Tech ci si riferisce alle più grandi multinazionali nel settore IT, cioè Amazon, Google, Apple, Microsoft, Meta che hanno un grosso impatto sul contesto economico e sociale a livello globale.

Quale problema creano le Big Tech al mercato?

Un importante fattore che contribuisce alla crescita di queste grandi aziende è sicuramente la presenza di esternalità di Rete: maggiori sono gli utenti e più grande è il beneficio che si trae dall’utilizzo della piattaforma, più soggetti sono iscritti a un social più diventa interessante e, conseguentemente, ci saranno nuovi iscritti.
Questo consente di aver a disposizione un enorme quantità di dati che vengono sfruttati per migliorare i servizi offerti al consumatore e renderli sempre più personalizzati. Nessuno è interessato a condividere questi dati, costituendo di fatto una ‘barriera’ per chi non li possiede e non può essere quindi competitivo.
Nonostante questo ostacolo, sono sempre di più le nuove imprese che sviluppano start-up per offrire servizi digitali innovativi : ma prima o poi, se queste hanno un valore interessante sul mercato IT, vengono acquistate dai grandi colossi.

Il Dma, cos’è e a cosa serve

Dal 1° novembre 2022 è entrato in vigore il Digital Markets Act, regolamento europeo che disciplina l’attività delle principali piattaforme online . Definisce regole ben precise al fine di combattere pratiche sleali e abusi di posizione dominante nei mercati digitali.
Nel 2021 proprio Google e Apple sono state sanzionate per aver violato, con le loro pratiche, la normativa del Codice del Consumo. In particolare viene contestata la violazione degli obblighi di informazione e trasparenza nei confronti degli utenti, relativamente alle finalità commerciali. Sono state riscontrate anche pratiche anticoncorrenziali aggressive nella fase di raccolta ed elaborazione dei dati degli utenti; per questo e a seguito di un’istruttoria che ne ha accertato il danno arrecato, sono state applicate le sanzioni massime previste, cioè 10 milioni di euro per ciascuna.

Lo scorso settembre la Commissione europea ha individuato sette gatekeeper che, grazie alla loro dimensione, incidono significativamente sul mercato: Alphabet (Google, YouTube), Amazon, Apple, ByteDance (Tik Tok) , Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp) e Microsoft .
I criteri per rientrare in questa categoria riguardano il fatturato, il numero di utenti attivi e una capitalizzazione pari a 35 milioni di euro.
Queste società ora hanno sei mesi di tempo per conformarsi al Dma.

I punti chiave della normativa li abbiamo spiegati qui. Il DMA prevede uno specifico elenco di diritti e obblighi, ne abbiamo selezionato alcuni tra i più rilevanti.
Le piattaforme di vendita non potranno più riservare un trattamento preferenziale ai prodotti da loro offerti – in termini di classificazione – rispetto agli altri beni e servizi offerti da terzi. Non potranno più impedire ai consumatori di mettersi in contatto con il fornitore al di fuori della piattaforma e saranno obbligate a ottenere il consenso dell’utente per tenere traccia dei dati dei consumatori per fini diversi ai servizi essenziali offerti dalla piattaforma.
Dovranno poi consentire le interazioni tra le loro app di messaggistica e quelle della concorrenza, non potranno più decidere quali applicazioni debbano essere pre installate sui dispositivi o quali app store utilizzare, dando la possibilità di scelta ai consumatori.

Il commissario europeo per il mercato interno e i servizi Breton, ha sottolineato come “i consumatori avranno più scelta, maggiori opportunità di cambiare fornitore, beneficiare di prezzi migliori e servizi di qualità superiore”. In virtù di una maggiore competitività, tutte le aziende avranno così le stesse possibilità di raggiungere nuovi clienti, senza le barriere messe in atto dalle Big Tech.

Sanzioni

In caso di mancata conformità, la Commissione può irrogare sanzioni il cui importo non superi il 10% del fatturato totale realizzato a livello mondiale dall’impresa. Questo importo può aumentare fino a raggiungere il 20% in caso di recidiva.

Redazione

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