Le vendite in Internet sono salite in Europa del 22% nel 2009 e, secondo una ricerca in dodici Paesi commissionata dalla società specialista in comparazioni Kelkoo e realizzata dalla britannica Centre for Retail Research, quest’anno dovrebbe crescere di un altro 20%. Malgrado la crisi l’e-commerce in Europa si è attestato lo scorso anno a 143,7 miliardi (era di appena 44,7 miliardi nel 2003), il 4,7% delle vendite al dettaglio. L’Italia, in uno dei settori dell’economia che segna la più forte crescita in Europa, è in netto ritardo.
La recessione, secondo la ricerca, paradossalmente ha contribuito all’aumento delcommercio elettronico in quanto ha spinto i consumatori a cercare i prezzi più convenienti proprio nel web. In Francia le vendite sono balzate del 33% a 24,7 miliardi e in sintonia sono le performance registrate inGran Bretagna (salite a 42,7 miliardi) e inGermania (a 33,4 miliardi).
Il peso di questi tre Paesi, che nel 2009 hanno rappresentato il 70% dell‘e-commerce europeo, è destinato a consolidarsi quest’anno: il settore dovrebbe crescere del 31,4% in Francia, del 12,4% in Gran Bretagna e del 17,2% in Germania. Dalla ricerca emerge che nel 2010, nel Vecchio Continente, il commercio elettronico dovrebbe crescere del 19,6% a fronte del più modesto +1,4% atteso per le vendite al dettaglio nel loro complesso.
L’Italia, come la Spagna, non appare in cima a questa classifica. L’e-commerce ha ormai toccato il 9,5% delle vendite in Gran Bretagna, il 6,9% in Germania e il 4,9% in Francia, mentre in Spagna questa percentuale si abbassa all’1% e in Italia addirittura allo 0,8%. In questi ultimi due Paesi, secondo quanto emerge dalla ricerca, mancano sia un sistema di consegna rapido ed efficace sia la cultura della vendita a distanza. Le enormi differenze di dimensione e di crescita del commercio elettronico vengono anche spiegate con il tasso di collegamento alla rete: se in media il 64% delle case europee è collegato al web (52,3% a banda larga), l’Olanda e molti Paesi nordici guidano questa classifica con l’80%, la Germania e la Gran Bretagna rispettivamente con il 75% e il 71%, la Francia con il 62%. L’ Italia, la Polonia e la Spagna sono in ritardo con tassi che vanno dal 47 al 51%.
Fonte: Il Sole 24 Ore