Meta: nuove accuse per uso dei dati senza consenso

Gli attivisti per i diritti digitali del gruppo Ekō, hanno raccolto 5.000 firme per chiedere a Meta di non usare più i dati a scopo di marketing: l’azienda, sembra, stia continuando a farlo nonostante la mancanza di consenso

Circa 5.000 utenti di Facebook hanno chiesto alla piattaforma di interrompere l’elaborazione dei loro dati personali a fini di marketing diretto. Tuttavia, secondo un’indagine condotta dall’associazione dei consumatori Ekō, Meta avrebbe ignorato queste richieste, continuando a utilizzare le informazioni degli utenti senza il loro consenso.

L’organismo di regolamentazione irlandese sta ora valutando se Facebook abbia nuovamente violato le norme europee sulla protezione dei dati (Gdpr), intensificando così il confronto tra il colosso tecnologico statunitense e l’Unione Europea.

L’origine della denuncia a Meta

Le segnalazioni sono state inoltrate all’autorità irlandese per la protezione dei dati, poiché è in Irlanda che Meta ha la sua sede europea. Gli utenti di Facebook in Germania, Norvegia e Spagna avevano precedentemente richiesto alla piattaforma di cessare l’uso dei loro dati per il targeting pubblicitario.

Secondo Ekō, che ha monitorato le pratiche pubblicitarie della società, Meta ha continuato a trattare le informazioni personali degli utenti per la profilazione pubblicitaria, nonostante le opposizioni esplicite ricevute. Utilizzando uno strumento di data-matching, l’associazione ha scoperto che la piattaforma ha proseguito con il trattamento dei dati come se le richieste degli utenti non fossero mai state inoltrate.

Il Gdpr garantisce ai cittadini europei il diritto di opporsi all’uso dei propri dati personali per finalità di marketing. Per questo motivo, circa 5.000 membri di Ekō, che sono anche utenti di Meta, hanno inviato richieste formali all’azienda affinché interrompesse la profilazione pubblicitaria basata sulle loro informazioni personali.

Meta e la regolamentazione europea sulla privacy

Le piattaforme social, inclusa Meta, si basano ampiamente sulla raccolta e analisi dei dati degli utenti per ottimizzare il proprio modello di business pubblicitario. Tuttavia, il Comitato europeo per la protezione dei dati ha stabilito che gli utenti devono poter scegliere consapevolmente se acconsentire all’uso delle loro informazioni per fini pubblicitari.

In caso di violazione del Gdpr, le aziende possono incorrere in sanzioni fino al 4% del loro fatturato globale annuo o fino a 20 milioni di euro, a seconda di quale sia l’importo maggiore.

Meta è già stata sanzionata più volte per violazioni della privacy. Nel 2023, l’autorità irlandese per la protezione dei dati le ha inflitto la multa più elevata mai registrata per una violazione del Gdpr, pari a 1,2 miliardi di euro. La sanzione è stata imposta dopo che l’azienda è stata accusata di trasferire dati di milioni di utenti dall’Unione Europea agli Stati Uniti senza garanzie adeguate. Meta ha impugnato la decisione, contestandone la legittimità.

Le tensioni con l’Unione Europea

Le nuove denunce contro Meta arrivano in un contesto geopolitico teso. Il mese scorso, il Ceo di Meta, Mark Zuckerberg, ha dichiarato che l’azienda collaborerà con l’amministrazione Trump per contrastare le iniziative di regolamentazione che limitano le piattaforme social.

Joel Kaplan, nuovo responsabile della politica globale di Meta, ha recentemente affermato che le azioni normative dell’Unione Europea contro le big tech statunitensi starebbero relegando l’Europa “ai margini” dell’innovazione digitale.

Meta non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in risposta alle nuove accuse.

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