Le conseguenze del voto pro Brexit sono ancora molto incerte in tutti i campi, inclusi quello del commercio tradizionale e quello dell’e-commerce. Fare previsioni oggi è più impossibile che difficile, ma sicuramente per il mercato ci saranno sia problemi che opportunità: quello che è certo è che l’incertezza è per ora il fattore più negativo.
La Brexit è incerta in sé: il voto referendario non ha valenza legislativa, e perché essa si compia è necessario che il parlamento faccia appello all’articolo 50 della normativa europea, per fare domanda di uscita dall’UE. Al momento il Primo Ministro Cameron ha annunciato le proprie dimissioni a settembre, ma resterà in carica fino ad allora, gli “eredi” designati, i vincenti che promuovevano per l’uscita, si sono defilati dalla scena politica e non intendono affrontare in prima persona il proprio successo. Se il partito conservatore è spaccato nella vittoria, i laburisti perdenti sono anch’essi in una crisi di leadership. Potrebbe non essere possibile dare l’incarico ad un nuovo Primo Ministro (e se lo si individuasse, sarebbe un conservatore pro o contro l’UE?) e si dovrebbe quindi andare ad elezioni, per una campagna elettorale che si terrebbe nel nome di Europeisti e Euroscettici. Se vincessero i primi (e stando alla reazione dell’opinione pubblica, alla posizione della Scozia, dell’Irlanda del Nord, di Londra e dei giovani, lo scenario è molto possibile, se non probabile) non è affatto scontato che il nuovo Parlamento decida di rispettare i risultati della consultazione referendaria e quindi non fare appello all’articolo 50.
Da un lato il Regno Unito temporeggia per negoziare condizioni di uscita favorevoli, dall’altro l’Europa preme perché si inizi un percorso rapido e certo, proprio perché finché non si saprà quale sarà la “fine finale” della storia, non è possibile delineare nuove strategie.
Anche una volta definita la scelta di uscire o restare, sarà difficile fare previsioni sulle ripercussioni sui mercati, in particolare per l’e-commerce. Se ci sarà un’Unione Europea senza Regno Unito (o solo senza Britannia e Galles? Altra incognita), ci saranno opportunità sia per i paesi che rimarranno nell’UE, sia per il mercato Inglese. Il Regno Unito è infatti all’avanguardia sia come quantità di scambi commerciali online, sia per lo sviluppo delle tecnologie che lo supportano, parte quindi dall’avvantaggiata posizione di Leader. Non dovrà più sottostare alle regolamentazioni imposte dal Mercato Unico Digitale (Digital Single Market – DSM) e potrà negoziare con i singoli paesi le proprie regole di scambio. Allo stesso tempo non sarà più parte del Mercato Unico Digitale e dovrà rinegoziare nuove regolamentazioni con gli altri paesi, dentro e fuori dall’UE. No, non è una ripetizione, il fatto è che l’Europa punta molto sullo sviluppo di questo mercato e se alcune regole sono rigide e fastidiose (come ad esempio la legge sui Cookies), la stabilità, la chiarezza, la facilità di scambi, l’assenza di dazi per il commercio interno delle merci ha i suoi bei vantaggi. Certo, l’UE non è l’unica istituzione che regolamenta il commercio inter-europeo, e il Regno Unito rimarrà parte di European Free Trade Area (EFTA), European Economic Area (EEA), the European Union Customs Union (CU), e l’uscita dalla UE non impatta neanche i patti specifici tra nazioni. Molto dipenderà per il Regno Unito, quindi, dalla sua capacità nella negoziazione di nuove regole; potrebbero addirittura diventare leader assoluti, facendo leva sul proprio bagaglio culturale e l’abitudine secolare al commercio internazionale.
Si aprono, al contempo, opportunità per i paesi all’interno dell’UE, perché dentro il Mercato Unico Digitale possano diventare essi stessi leader. Se le grandi aziende per lo sviluppo delle tecnologie digitali decidessero di lasciare Londra, c’è chi punta sull’Olanda come nuova sede d’elezione, vista la dimestichezza degli Olandesi con la lingua Inglese, e, anche nel loro caso, la storia lunga secoli di commercio internazionale. In verità sono diversi i paesi europei che potrebbero avvantaggiarsi della Brexit, anche qui tutto dipenderà dalla capacità di cogliere le opportunità, che sapranno dimostrare sia la politica che l’industria e il commercio.
Per ora di certo c’è che gli investimenti nel Regno Unito hanno cominciato a rallentare già un mese prima del voto, e che le banche concedono mutui con maggiore cautela (difficile persino ottenere 20.000£ per rinnovare casa, anche per chi ha un ottimo e stabile lavoro). E’ anche vero che una Sterlina debole favorisce l’export. L’UE e i paesi che la compongono devono sapersi muovere velocemente, per questo spingono per un negoziato d’uscita rapido, per poter ragionare il prima possibile su scenari di certezza e agire di conseguenza.
In un tale panorama qualsiasi previsione di ricadute sull’e-commerce italiano è un azzardo. Anche i nostri imprenditori hanno la possibilità di essere coraggiosi e aggressivi, ma converrà farlo solo a chi sa rischiare con consapevolezza, senza cadere nell’incoscienza.
Serena Uberti
Fonti:
Brexit Impact on Ecommerce
By Ina Steiner
– EcommerceBytes.com
http://www.ecommercebytes.com/cab/abn/y16/m06/i22/s04
Ecommerce in the UK post-Brexit: Positives, negatives & opportunities
By dan barker
– econsultancy.com
Brexit consequences: “The UK is still the top choice for ecommerce in Europe”
by James Hyde
– ecommerce insights
Analysis: What are the implications for retail of the vote on Brexit?
by Alex Hamilton
– retailweek
by Ecommerce News.