Amazon sotto accusa negli Usa: prezzi dei beni essenziali in rialzo

Un’inchiesta del Wall Street Journal sostiene che il gigante dell’ecommerce abbia aumentato i prezzi di alcuni beni di largo utilizzo, come snack e prodotti per la cura personale. Amazon parla di analisi “distorta” e difende la propria strategia di contenimento dei costi

Il più grande marketplace al mondo è finito nel mirino della stampa americana. Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, Amazon avrebbe incrementato in modo silenzioso e progressivo i prezzi di numerosi articoli di uso quotidiano negli Stati Uniti. Si tratta di beni dal costo relativamente basso ma ad alta rotazione, come deodoranti, snack confezionati e prodotti per animali domestici, che proprio per la loro frequenza di acquisto rappresentano un termometro sensibile per i consumatori. L’analisi del quotidiano economico ha rilevato aumenti medi superiori al 5%, collegando la tendenza all’impatto delle tariffe doganali introdotte dal governo statunitense.

Le accuse hanno immediatamente acceso il dibattito, anche perché arrivano in un contesto già segnato da tensioni inflazionistiche e dal confronto diretto con Walmart, il principale concorrente nella grande distribuzione americana. Mentre Amazon veniva accusata di aver spinto verso l’alto i prezzi, Walmart, al contrario, ha annunciato riduzioni su diversi prodotti simili, rafforzando la propria immagine di catena attenta al potere d’acquisto delle famiglie. Una strategia che accentua la contrapposizione tra i due colossi, non solo sul fronte dell’ecommerce, ma anche in termini di percezione pubblica e di fiducia dei clienti.

Amazon, però, non ha tardato a replicare. In una nota ufficiale, l’azienda ha definito lo studio del Wall Street Journal “selettivo e metodologicamente errato”. La critica principale riguarda il metodo di analisi: basare le conclusioni su due soli momenti di rilevazione dei prezzi, sostiene il gruppo di Jeff Bezos, non sarebbe sufficiente per dimostrare un trend significativo. Inoltre, i prodotti presi in considerazione rappresenterebbero meno dello 0,04% dell’assortimento complessivo disponibile sulla piattaforma. Una percentuale che, secondo Amazon, rende l’accusa sproporzionata rispetto alla realtà di un catalogo che conta milioni di referenze aggiornate quotidianamente.

Il colosso di Seattle ha ribadito di lavorare costantemente per contenere i costi e mantenere prezzi competitivi, sottolineando come su molti articoli – inclusi alcuni citati dal Wall Street Journal – i prezzi non siano aumentati ma, in diversi casi, addirittura diminuiti. La politica aziendale, ha spiegato il gruppo, resta quella di offrire ampia scelta e convenienza, sfruttando l’enorme potere contrattuale che Amazon detiene nella filiera logistica e distributiva.

La vicenda mette in luce due aspetti cruciali. Da un lato, la sensibilità crescente dei consumatori americani ai prezzi dei beni essenziali, aggravata da un quadro economico che alterna segnali di crescita a pressioni inflattive. Dall’altro, la difficoltà di monitorare con precisione l’andamento dei prezzi su una piattaforma vasta e dinamica come Amazon, dove le oscillazioni dipendono non solo dalle politiche interne ma anche da fattori esterni come dazi, costi energetici, spese di trasporto e dinamiche dei fornitori terzi.

Sul piano politico ed economico, il caso alimenta il dibattito sulla trasparenza delle pratiche commerciali dei giganti del web. Negli Stati Uniti, così come in Europa, cresce la richiesta di regole più chiare a tutela della concorrenza e dei consumatori. Le autorità Antitrust seguono con attenzione la questione, consapevoli che eventuali aumenti anche apparentemente marginali su beni di largo consumo possono avere effetti significativi sul bilancio delle famiglie e, in prospettiva, sulla percezione di un mercato equo.

La sfida per Amazon sarà duplice: convincere i consumatori che i rialzi non sono sistematici né imputabili a una strategia mirata di profitto, e dimostrare agli osservatori che la propria forza di mercato non si traduce in un abuso di posizione dominante

Redazione

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