Ai Act e Big Tech: l’Europa accelera, l’Italia arranca e Meta sfida Bruxelles

Mentre l’Ai Act entra nella sua fase cruciale, l’Italia rischia di arrivare impreparata. Intanto, Meta è sotto indagine Antitrust per l’integrazione forzata dell’Ai su WhatsApp e rifiuta di firmare il Codice di condotta europeo

Il conto alla rovescia verso il pieno avvio dell’Ai Act europeo è cominciato. Il Regolamento è entrato in vigore il 1° agosto 2024, con un’applicabilità graduale delle sue disposizioni, mentre il 2 agosto di quest’anno ha segnato una data spartiacque: sono diventati operativi  i primi obblighi concreti per i fornitori di modelli di intelligenza artificiale a uso generale, come ChatGPT, Gemini e Claude. Ma, mentre Bruxelles imprime una svolta normativa destinata a segnare il futuro del settore, l’Italia rischia di restare indietro.

L’Ai Act, pienamente applicabile dall’agosto 2026, prevede, infatti, che ogni Paese membro indichi  un’autorità nazionale incaricata di vigilare sull’attuazione delle regole: la data ultima era prevista per il 2 agosto di quest’anno Un compito non banale: l’organo dovrà avere poteri ispettivi, capacità di sanzione e risorse adeguate per coordinarsi con il nascente Consiglio europeo per l’Ai. Eppure, a oggi, Roma non ha ancora fatto la sua scelta. Il disegno di legge in discussione individua come possibili candidati l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), ma nessuna designazione è stata formalizzata e i tempi parlamentari rischiano di slittare.

Questo ritardo stride con le richieste di Bruxelles e con l’urgenza del momento. Perché il 2 agosto non riguardava solo le istituzioni ma imponeva nuovi obblighi diretti ai fornitori di Ai. Le aziende dovranno garantire maggiore trasparenza, fornire documentazione tecnica dettagliata, rispettare le norme sul copyright e, per i modelli più potenti, condurre valutazioni del rischio per mitigare possibili impatti sistemici. È il primo passo verso un ecosistema europeo dell’intelligenza artificiale che non sia solo competitivo, ma anche responsabile.

Le tensioni tra Ue e Meta sull’Ai

Intanto la tensione tra l’Ue e le Big Tech cresce. In particolare con Meta, sempre più al centro di polemiche e indagini. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) italiana ha avviato un procedimento contro il colosso di Mark Zuckerberg per presunto abuso di posizione dominante. Al centro dell’inchiesta, l’integrazione del chatbot Meta Ai in  WhatsApp

Secondo l’Antitrust, la scelta di preinstallare il servizio dalla primavera 2025 costringerebbe di fatto gli utenti a utilizzare l’assistente virtuale, senza un reale margine di scelta. Non un’innovazione frutto di concorrenza leale, insomma, ma un’imposizione basata sul dominio di mercato.

I funzionari dell’Agcm hanno ispezionato gli uffici italiani di Meta, in un’azione che si aggiunge alle preoccupazioni già espresse a Bruxelles e a Dublino. L’autorità irlandese per la protezione dei dati, infatti, sta analizzando l’uso che Meta fa delle informazioni degli utenti nei suoi modelli Ai, mentre la Commissione europea ha aperto un’indagine per verificare se l’assistente digitale rientri nei vincoli del Digital Services Act.

Il rapporto teso tra Meta e l’Europa è emerso in modo ancora più netto quando l’azienda ha annunciato che non firmerà il Codice di condotta volontario elaborato dalla Commissione per guidare i fornitori di modelli general-purpose Ai (Gpai). Il documento, pubblicato a luglio, contiene regole su trasparenza, copyright, sicurezza e protezione degli utenti. La firma non è obbligatoria, ma rappresenta un impegno politico e un segnale di collaborazione con le istituzioni. 

OpenAI, Anthropic e Microsoft hanno già dichiarato di voler sottoscrivere il Codice, vedendolo come un passo verso maggiore certezza giuridica. Meta invece ha detto no, sostenendo che le regole europee “soffocano l’innovazione” e introducono “incertezze legali” non necessarie.

La scelta non è senza conseguenze: chi non aderisce sarà soggetto a più ispezioni e controlli, mentre i firmatari potranno contare su un dialogo più disteso con le autorità. Ma, per Meta, il segnale politico sembra contare più del pragmatismo. Come ha dichiarato Joel Kaplan, responsabile degli Affari globali, “l’Europa sta percorrendo la strada sbagliata in materia di Ai”.

Dietro queste mosse si intravede una partita più grande: quella geopolitica e regolatoria che vede l’Ue cercare di affermare un proprio modello di governance digitale, opposto alla deregolamentazione americana e all’approccio centralizzato cinese. L’Ai Act nasce proprio con l’obiettivo di creare certezza giuridica, proteggere i cittadini e stimolare innovazione in un mercato unico competitivo. Ma senza coesione politica interna e con la resistenza delle grandi aziende tecnologiche, il cammino rischia di diventare accidentato.

Se da un lato Bruxelles chiede trasparenza e responsabilità, dall’altro le Big Tech, guidate da Meta, tentano di limitare la portata di regole che potrebbero influenzare i loro modelli di business globali. Nel mezzo, Paesi come l’Italia, rallentati da incertezze legislative, rischiano di arrivare alla sfida decisiva impreparati. Il rischio è che l’Europa perda l’occasione di porsi come modello credibile, lasciando campo libero a chi considera l’Ai solo un’occasione di profitto, senza responsabilità sociali.

Redazione

Lo spazio dedicato all'informazione, alle notizie e a tutti gli aggiornamenti sul mondo del commercio elettronico

Non ci sono ancora commenti

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

CONTATTI

Via Lana, 5 | 25020 FLERO (BS)

Tel 030.358.03.78
redazione@lineaecommerce.it

LINEAeCOMMERCE

Lo spazio dedicato all'informazione, alle notizie e a tutti gli aggiornamenti sul mondo del commercio elettronico

CHI SIAMO

Linea ecommerce è un prodotto editoriale curato da Aicel (Associazione italiana commercio elettronico) con l'obiettivo di fare cultura e informazione sul mondo delle vendite online di beni e servizi, sugli sviluppi normativi del settore e più in generale sul digitale. Un canale per essere sempre aggiornati riguardo all'evoluzione dell'ecommerce e alle sue tendenze.