Semplificazione normativa, investimenti in innovazione e armonizzazione digitale: questa la strategia di Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione Europea, per colmare il divario con Usa e Cina
Nel cuore della Commissione Europea si delinea una nuova visione strategica per il futuro tecnologico dell’Unione. A guidarla è Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva con delega alla Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia. Il suo obiettivo è chiaro: rafforzare la competitività dell’Europa su scala globale, colmando il divario che separa il vecchio continente da Stati Uniti e Cina sul fronte dell’innovazione. Per riuscirci, serve una rivoluzione normativa e culturale. La parola d’ordine? Armonizzazione.
Durante il vertice “New Industrial Ambition for Europe”, tenutosi recentemente a Bruxelles, Virkkunen ha esposto la sua strategia di fronte a un pubblico di primissimo piano, con la partecipazione di Ceo come Börje Ekholm (Ericsson), Pekka Lundmark (Nokia), Christian Klein (SAP), Christophe Fouquet (ASML) e di personalità come Enrico Letta.
In quella sede, la commissaria ha ribadito la necessità di snellire la burocrazia, ridurre la frammentazione normativa e spingere l’Europa a parlare una sola lingua digitale, nel rispetto delle diversità culturali nazionali. Una sfida non solo politica ma anche tecnica, perché, ha sottolineato, “quando le regole vengono implementate in modo molto diverso da uno Stato all’altro, il mercato unico digitale si indebolisce e le imprese, che spesso operano a livello internazionale, ne risentono”.
La strategia di Virkkunen
Le criticità non mancano. Il ritardo accumulato in ricerca e sviluppo è evidente: le sette maggiori aziende tech statunitensi investono in R&D quanto tutto il settore pubblico e privato europeo messo insieme. Secondo McKinsey, il gap tra Europa e concorrenti in termini di investimenti e capitale umano tocca i 450 miliardi di dollari, alimentando un deficit di produttività del 20%.
Non va meglio sul fronte delle infrastrutture: solo il 64% delle famiglie europee ha accesso alla fibra ottica e la copertura 5G riguarda appena il 50% dei nuclei familiari. Con questi numeri, ha avvertito Virkkunen, l’Unione non è sulla buona strada per centrare gli obiettivi digitali del 2030.
Non è solo una questione di investimenti. Serve anche un cambio di approccio normativo. Negli ultimi dieci anni, l’Europa ha prodotto una mole ingente di regolamenti, spesso disomogenei, che hanno generato un pesante fardello amministrativo per le imprese. Per questo, oltre alla necessaria armonizzazione, secondo la commissaria occorre un processo di semplificazione e consolidamento delle norme. Un primo passo sarà la riduzione degli obblighi di rendicontazione, ma si tratta solo di una parte di una più ampia strategia per alleggerire la pressione burocratica.
In questo contesto, l’intelligenza artificiale può giocare un ruolo chiave, anche per rendere più efficiente la macchina amministrativa. La sfida è mantenere un equilibrio tra innovazione e regolamentazione, evitando sia l’eccesso normativo, sia l’anarchia. “La deregolamentazione può aiutare – ha ammesso Virkkunen – ma è altrettanto importante garantire certezza legale per chi investe. Le nostre leggi si muovono lentamente, mentre la tecnologia corre veloce. Dobbiamo spingere l’innovazione, ma anche valutarne i rischi”.
Anche le imprese presenti all’incontro hanno espresso il loro punto di vista, condividendo l’urgenza di un’azione più decisa a livello europeo. Hanno proposto l’attuazione delle linee guida contenute nei rapporti Draghi e Letta, il rafforzamento della ricerca e dell’accesso al capitale, la tutela dei campioni tecnologici europei, l’estensione del 5G Security Toolbox a tutte le telecomunicazioni e la revisione delle norme su concorrenza e M&A (acronimo inglese di “Mergers and Acquisitions” ovvero “Fusioni e Acquisizioni”, che fa riferimento a operazioni aziendali che coinvolgono la fusione di due o più società, o l’acquisizione di una società da parte di un’altra) per favorire il consolidamento del mercato. Infine, hanno chiesto un allineamento delle norme relative alla connettività con gli obiettivi climatici dell’UE.
La visione di Henna Virkkunen, dunque, si muove lungo una doppia direttrice: da un lato creare un contesto normativo più semplice e coerente, dall’altro rendere l’Europa un terreno fertile per l’innovazione e l’investimento tecnologico. L’ambizione industriale dell’Europa passa ora da Bruxelles, ma anche dalla volontà politica dei singoli Stati membri di tradurre le parole in riforme concrete e tempestive.