Una falsa notizia si è diffusa sui social network, travisando le dichiarazioni di Christine Lagarde in merito all’uso in Europa di alcuni metodi di pagamento: nessuna crociata contro le piattaforme americane ma l’obiettivo è puntare all’autonomia
Nell’ultimo periodo, diversi contenuti, poi diventati virali, sono circolati sui social media alimentando l’idea che l’Unione Europea voglia vietare l’uso di strumenti di pagamento statunitensi come Visa, Mastercard e PayPal, insieme a piattaforme cinesi come Alipay.
A sostegno di questa tesi, alcuni utenti hanno citato affermazioni – del tutto distorte – attribuite alla presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. Alcuni post in lingua olandese, in particolare, suggerivano che l’obiettivo dell’UE fosse rimpiazzare tali piattaforme con l’euro digitale, attualmente ancora in fase di sviluppo.
Un’analisi puntuale delle fonti dimostra che queste ricostruzioni sono false e fuorvianti. L’intervista citata risale al 2 aprile 2024 e fu rilasciata da Lagarde all’emittente radiofonica irlandese Newstalk. Le sue dichiarazioni non fanno alcun riferimento a divieti o esclusioni, ma si concentrano, invece, sulla necessità di garantire un’alternativa europea per i pagamenti digitali, in modo da ridurre la dipendenza tecnologica da infrastrutture non europee.
Nel corso dell’intervista, Lagarde ha osservato che “molti dei nostri pagamenti digitali – che si tratti di ecommerce, peer-to-peer o pagamenti tramite carta e smartphone – si appoggiano a infrastrutture non europee”. Ha fatto riferimento, tra gli altri, a Visa, Mastercard, PayPal e Alipay, sottolineando che i dati delle transazioni finiscono spesso in server localizzati negli Stati Uniti o in Cina. L’intento, secondo le sue parole, non è quello di eliminare questi sistemi, ma di offrire un’alternativa europea “per ogni evenienza”. Il suo era un discorso incentrato sulla resilienza strategica e sull’autonomia digitale, non su logiche di esclusione o chiusura.
La posizione ufficiale della Bce
Contattata da EuroVerify, la stessa Banca europea ha smentito categoricamente ogni ipotesi di esclusione di fornitori esteri. In una dichiarazione via email, l’istituzione ha ribadito che non intende sostituire i sistemi di pagamento attuali, ma piuttosto contribuire alla costruzione di un ecosistema variegato, concorrenziale e aperto a soluzioni pubbliche e private. L’euro digitale – chiarisce la Bce – non rimpiazzerà né il contante né le piattaforme esistenti, ma offrirà una scelta in più a consumatori e imprese.Anche se l’euro digitale è ancora in fase di sperimentazione, alcune soluzioni di pagamento europee sono già operative. Un esempio è Wero, un portafoglio digitale sviluppato nell’ambito dell’Iniziativa europea per i pagamenti (Epi), un consorzio di banche fondato nel 2021 per costruire un’infrastruttura di pagamento comune per l’Unione. Wero consente trasferimenti semplici di denaro tramite numero di telefono, ed è già attivo in Paesi come Francia, Germania e Belgio. La sua diffusione in altre aree europee è attesa nei prossimi mesi.
Gli impatti delle fake news
L’episodio di false notizie circolate rientra in un filone ben noto di disinformazione digitale, che ciclicamente ruota attorno a temi come l’euro digitale, la presunta abolizione del contante e il controllo statale sui pagamenti. Tra le false notizie già smentite da fonti ufficiali ci sono quelle sulla cancellazione delle banconote da 50 euro in Spagna, sul divieto dei pagamenti elettronici nei Paesi nordici o sull’idea che Lagarde voglia vietare il contante per ragioni ambientali.
Queste narrazioni hanno un impatto reale: alimentano sfiducia, distorcono il dibattito pubblico e ostacolano un confronto razionale su questioni complesse come la sovranità tecnologica e la modernizzazione dei sistemi finanziari. Il caso Lagarde ne è un esempio lampante. Piuttosto che promuovere un modello di chiusura, l’Europa cerca di creare opzioni alternative e complementari, rafforzando la propria autonomia senza rinunciare alla cooperazione globale.