Addio alla soglia di 800 dollari e stop ai vantaggi per piccoli acquisti internazionali, da fine agosto ogni spedizione verso gli Stati Uniti deve rispettare le regole doganali ordinarie
Il 29 agosto 2025 è terminata un’epoca per l’ecommerce internazionale: gli Stati Uniti hanno abolito l’esenzione doganale conosciuta come “de minimis”, che consente l’ingresso nei porti di pacchi di valore inferiore a 800 Usd senza dazi né formalità doganali. Questa misura, sancita con Executive Order n. 14324, ha segnato una brusca inversione di rotta per consumatori e venditori internazionali, al pari di quanto già avvenuto in Europa.
Fino a qualche mese fa, la soglia prevista dall’articolo 321 del Tariff Act (19 U.S.C. § 1321(a)(2)(C)) permetteva alle merci di basso valore di entrare negli Stati Uniti quasi come “pacchi regalo”, senza che l’importatore o il destinatario dovessero versare dazi o fornire documenti specifici. Con la nuova disposizione, invece, ogni spedizione commerciale, anche la più modesta in termini di peso e valore, deve essere accompagnata da dichiarazioni doganali complete, codici Hs (Harmonized System Codes, ovvero codici numerici internazionali utilizzati per classificare in modo uniforme le merci oggetto di commercio internazionale), luogo di origine e pagamento delle tariffe applicabili.
Per le spedizioni via corriere espresso (Dhl, Ups, FedEx, ecc.), l’obbligo ha avuto decorrenza immediata: nessuna franchigia è più tollerata. Per gli invii postali internazionali, invece, è previsto un regime transitorio: per sei mesi, i corrieri potranno applicare un dazio forfettario (tra 80 e 200 Usd a seconda del Paese d’origine) o un dazio proporzionale al valore dichiarato (sistema detto “ad valorem”). Successivamente, resterà attivo solo il sistema proporzionale.
La decisione statunitense risponde anche a pressioni interne crescenti: negli ultimi anni, infatti, il sistema del “de minimis” era finito nel mirino di associazioni di produttori locali e di gruppi politici bipartisan, che lo consideravano un “cavallo di Troia” a favore dei marketplace stranieri, soprattutto asiatici. L’eliminazione dell’esenzione punta, quindi, a tutelare la manifattura nazionale e a ripristinare condizioni di concorrenza più eque.
Il provvedimento non sorprende del tutto: già dal 2 maggio scorso, l’amministrazione statunitense aveva sospeso la soglia agevolata per le spedizioni provenienti dalla Cina e da Hong Kong tramite l’Executive Order 14256. Ora la revoca è totale, estesa a tutti i Paesi del mondo.
Le reazioni sono state immediate. Poste Italiane, ad esempio, ha temporaneamente sospeso l’accettazione di pacchi per gli Usa, citando tempi troppo stretti per adeguare i propri sistemi ai nuovi obblighi doganali, continuando però ad accettare spedizioni di corrispondenza non contenente merce. Altri operatori postali e di logistica stanno provando a gestire le spedizioni sotto queste nuove modalità, ma il cambiamento è drastico e impattante soprattutto per le Pmi, che si affidavano all’export B2c verso gli Stati Uniti con l’aiuto delle vecchie esenzioni.
Per le imprese italiane ed europee che puntavano al mercato americano come sbocco strategico, la svolta impone una revisione dei modelli commerciali: prezzi, logistica, dichiarazioni doganali e partnership locali dovranno essere ripensati per assorbire i costi aggiuntivi e non perdere competitività.
