Intelligenza Artificiale: cosa prevede la legge in Italia

Via libera dal Consiglio dei ministri al disegno di legge sull’Intelligenza Artificiale al fine di individuare i criteri regolatori per riequilibrare il rapporto tra le opportunità che offrono le nuove tecnologie e i rischi legati a uso improprio, sottoutilizzo o impiego dannoso

Il disegno di legge sull’Intelligenza Artificiale in Italia introduce norme di principio e disposizioni di settore che, da un lato, promuovono l’utilizzo delle nuove tecnologie per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e, dall’altro, forniscono soluzioni per la gestione del rischio. Le disposizioni non si sovrappongono al Regolamento dell’Unione approvato lo scorso 13 marzo dal Parlamento Europeo ma ne accompagnano il quadro regolatorio in quegli spazi propri del diritto interno.

Uso dell’intelligenza artificiale 

Le nuove norme prevedono che il ciclo di vita dei sistemi e dei modelli di AI debba basarsi sul rispetto dei diritti fondamentali dell’ordinamento italiano ed europeo, e sui principi di trasparenza, proporzionalità, sicurezza, valorizzazione anche economica del dato, protezione dei dati personali, riservatezza, robustezza, accuratezza, non discriminazione, parità dei sessi e sostenibilità.  Inoltre, sono specificati i principi che caratterizzano lo sviluppo e la concreta applicazione nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale dell’uomo, della prevenzione del danno, della conoscibilità e della spiegabilità. L’utilizzo dell’AI non deve pregiudicare la vita democratica del Paese e delle istituzioni, dev’essere rispettata la cybersicurezza lungo tutto il ciclo di vita dei sistemi e dei modelli di Intelligenza Artificiale e garantito il pieno accesso alle persone con disabilità senza forme di discriminazione.

Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, l’AI dev’essere usata senza intaccare i principi di libertà e pluralismo, di libertà di espressione e del diritto all’obiettività, completezza, imparzialità e lealtà dell’informazione. In materia di sviluppo economico, invece, lo Stato e le pubbliche autorità promuovono l’Intelligenza Artificiale per migliorare la produttività e avviare nuove attività economiche per il benessere sociale, nel rispetto del principio generale della concorrenza nel mercato, dell’utilizzo e della disponibilità di dati ad alta qualità. 

Si prevede che Stato e autorità indirizzino le piattaforme di e-procurement delle amministrazioni pubbliche, ovvero quelle attraverso cui vengono acquistati beni e servizi da fornitori attraverso Internet. Sono escluse dall’ambito di applicazione del provvedimento le attività svolte per scopi di sicurezza e cybersicurezza nazionale nonché quelle svolte per scopi di difesa da parte delle forze armate e dalle forze di Polizia.

Adolfo Urso, Ministro delle imprese e del Made in Italy, in relazione alle risorse economiche stanziate a favore della diffusione delle nuove tecnologie, ha annunciato l’istituzione di un fondo Innovazione di 1 miliardo che servirà a facilitare la nascita e la crescita di start-up con l’obiettivo di creare un mercato AI equo e senza barriere all’ingresso. 

Gli ambiti di intervento del disegno di legge sull’IA

Per quanto riguarda il settore della sanità, in caso di utilizzo dell’AI, sarà obbligatorio informare i cittadini. Inoltre, si prevede la sua applicazione allo scopo di supportare cura e assistenza territoriale, mentre tutta la parte di ricerca e sperimentazione con l’uso dell’intelligenza artificiale è dichiarata di interesse pubblico.

L’IA può essere impiegata anche per migliorare le condizioni di lavoro, purché si rispetti il principio di equità e non discriminazione. È inoltre prevista l’istituzione di un Osservatorio sull’adozione dell’IA nel mondo del lavoro come risposta all’esigenza, espressa da parti sociali e operatori del settore, di monitorare e confrontarsi sugli effetti dell’uso della nuova tecnologia nel settore e valutare esigenze specifiche in termini di tutela dei lavoratori e competitività delle imprese e del sistema economico italiano. Infine, per quanto riguarda le professioni intellettuali, il pensiero critico umano debba sempre risultare prevalente rispetto all’uso degli strumenti di intelligenza artificiale.

Nell’ambito della Pubblica Amministrazione, l’uso dell’AI deve essere regolamentato, garantendo l’efficienza amministrativa rispettando i principi di autodeterminazione e responsabilità umana.

Un’applicazione molto importante dei nuovi strumenti è quella di supporto dell’amministrazione della giustizia, ma spetta al magistrato la decisione sull’interpretazione della legge, la valutazione dei fatti e delle prove e sull’adozione di ogni provvedimento inclusa la sentenza.

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale promuove l’AI quale strumento per rafforzare la cybersicurezza nazionale. Nella bozza del Ddl si prevede l’introduzione della Strategia nazionale per l’AI, i cui risultati verranno riportati alle Camere ogni anno. Sono inoltre introdotte le Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale: l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), sottosezione integrativa dell’Agenzia per l’Italia digitale (AgID), cheassumerà un ruolo fondamentale nel garantire il rispetto delle normative e nell’istituire spazi di sperimentazione per promuovere l’innovazione dell’AI.

Sono previste anche misure a sostegno dei giovani, in particolare per l’acquisizione di nuove competenze in materia di utilizzo dell’AI negli istituti di scuola superiore. Infine, rispetto alla proprietà del contenuto, se da un lato si favorisce l’identificazione e il riconoscimento dei sistemi di AI nella creazione di contenuti testuali, fotografici, audiovisivi e radiofonici, dall’altro ci si propone di tutelare il diritto d’autore per quanto riguarda le opere generate.

La disciplina penale

Per arginare i rischi determinati da un uso improprio e illecito,, in ambito penale sono previsti aumenti delle pene per i reati commessi con questi nuovi strumenti, con aggravante ulteriore per l’alterazione dei risultati riguardanti competizioni elettorali.

Si prevede una pena detentiva da uno a cinque anni per una nuova fattispecie di reato riguardante coloro che causano danni ad altri attraverso l’utilizzo di contenuti manipolati con l’intelligenza artificiale, inducendo in inganno sulla veridicità dei contenuti.

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